Di seguito l’articolo di questa settimana di “ONCE A WEEK” – la rubrica ANPAV
di Ant. A.
Roma, 24 giugno 2020 – “Rilanceremo Alitalia”,“Non sarà un carrozzone”, quanti titoli simili abbiamo letto e sentito in questi anni.
Quante indubbie buone intenzioni di
politici si sono succedute nelle crisi
della compagnia di bandiera.
Buone intenzioni e promesse non sono mai mancate. Purtroppo i risultati sempre deludenti, a questo punto c’è solo da chiedersi se, nell’analisi dei precedenti insuccessi siano state individuate le giuste cause.
Perché è così che si fa in economia quando si rilevano aziende in vendita.
Una buona analisi di mercato solidamente prevede una prima fase che riguarda lo studio della struttura e del contesto, cercando di focalizzare l’attenzione su quanto non sfruttato e sulle eventuali potenzialità, la seconda fase riguarda la valutazione del piano di investimento da effettuare e infine non può mancare la definizione di un piano di rientro.
Questa procedura, eseguita per Alitalia più volte pare non aver portato i suoi frutti.
In tutti i casi il risultato è sempre stato la ricerca di un nuovo piano di rientro.
Allora cosa non ha funzionato?
Certo potrebbe essere successo che, come in alcun casi ci si è focalizzati sulla ricerca delle problematiche interne sottovalutando quanto stava accadendo nel settore.
Nascere e crescere in un ambiente che si ammala sempre più indebolisce l’organismo stesso.
L’errore di sistema porterebbe quindi a valutare che il tanto paventato intervento del governo non debba essere solo economico, alla paghetta periodica il governo, in quanto azionista di maggioranza, dovrebbe aggiungere un nuovo meccanismo di tutela del “micro clima”.
La nuova Alitalia dovrà essere “la compagnia italiana al servizio degli italiani” e quindi operare in un settore estraneo alle leggi del mercato del trasporto aereo? Il “botta e risposta” a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni sulla questione del due pesi due misure nella definizione delle tasse aeroportuali evidenzia il forte ritardo sulla gestione della pratica Newco.
I “nuovi gestori” dovrebbero prima capire e poi comunicare a tutti gli stakeholders qual è la fetta di mercato in grado di soddisfare le esigenze di connessione del paese e quanto queste esigenze siano finalizzate agli utili. Intanto mentre si parla di Alitalia “di se, di ma, di forse”, il resto dell’economia corre.
I bandi di continuità territoriale vengono indetti e vinti da altre compagnie che si propongono per garantire un sevizio che spesso è un disservizio. Pensiamo alla gestione di Pantelleria e Lampedusa. Un’altra riflessione operativa riguarda il flusso di passeggeri in partenza dalle medie città con destinazioni intercontinentali, che transitano attraverso le major concorrenti negli hub europei: andrebbero intercettati e fatti drenare verso Roma, attualmente unico punto nevralgico presente sul territorio.
È indubbio che una simile operazione può essere fatta solo da una compagnia aerea italiana al servizio degli italiani.