di Carlo Amati
Caro Aldo,
siamo attenti lettori della rubrica e proprio in questi giorni ci è dispiaciuto apprendere dell’ esperienza avuta con il “personale Alitalia brusco”.
Rappresentiamo, da tantissimi anni, gli assistenti di volo di tutte le compagnie aeree italiane e siamo praticamente certi della professionalità di ciascuno dei nostri iscritti.
Il blocco dei voli durante l’emergenza sanitaria ha costretto le aziende del settore del trasporto aereo, la quasi totalità delle aziende per essere più precisi, ad avviare le procedure di cassa integrazione per molti dipendenti, si è pensato di fare come quando si ha poca batteria e si cerca di ottimizzare il dispositivo, mettendo una serie di funzioni in stand by.
Una piccola parte, tra cui i dipendenti Alitalia hanno continuato, con grande professionalità e dedizione a garantire un vero e proprio servizio emergenziale di connessione delle maggiori città italiane e non, proprio per impedire l’arresto completo dei motori dell’economia.
Una piccola parte, sicuramente fortunata, lo ammettiamo.
Tuttavia è anche importante dare una seconda chiave di lettura di quanto accaduto negli scorsi mesi. Garantire un volo ad esempio tra Roma e New York ha significato per quella piccola parte di “fortunati” entrare a contatto durante le ore lavorative con persone sempre diverse che autocertificavano di non aver avuto febbre negli ultimi 14 giorni di non essere stati a contatto a loro volta con chiunque con sintomi del coronavirus
Autocertificavano niente di più. Gli stessi “fortunati” alla fine, come tutti coloro che in questo periodo non hanno mai smesso di lavorare, tornavano a casa dai proprio figli, mariti, conviventi con addosso la paura del prossimo anche a causa di un quadro normativo e sanitario pieno di incognite e tanto diversificato sul territorio nazionale e soprattutto internazionale.
Pensiamo alle città anche europee in cui l’epidemia, almeno in una fase iniziale, è stata fortemente sottovalutata e agli sforzi fatti per far valere le ragioni e le norme del vettore.
Alla luce di tutto questo, forse qualcuno non avrà accolto i passeggeri con il sorriso e la leggerezza che ci si aspettava, forse però, era davvero impegnato a portare a termine tutte le procedure necessarie per
garantire il massimo della tutela della salute di viaggiatori e lavoratori.
La verità è che oggi l’auspicio di ciascun assistente di volo è di lavorare in un ambiente maggiormente sorvegliato con passeggeri che fanno tamponi veloci prima di entrare in aereo.
Dopo questa “breve” spiegazione ci auguriamo che, in occasione del suo prossimo volo, riuscirà a cogliere, fra le pieghe della mascherina obbligatoria, il sorriso che ci caratterizza.
ANPAV – Segreteria Nazionale